Estratto dal mio libro:
Riattivazione Visiva
Trovai nella lettura (Conscious Seeing di Roberto Kaplan, traduzione italiana: Dimmi Come Vedi e ti Dirò Come Sei) la citazione che mi colpì: “due sono le luci che illuminano il nostro mondo, quella del Sole esterna, e una interna del nostro occhio, ed è solo attraverso l’intrecciarsi di queste duplici vie che avviene la visione”.
La distinzione di Kaplan nell’osservazione del processo dualistico della visione, avviene tra il guardare e il vedere, l’osservare e il sentire, il fare e l’essere, i pensieri e i sentimenti, ognuno di questi aspetti si manifesta negli occhi.
I recettori dei coni presenti nella parte centrale della retina, la fovea (punto preciso microscopico di messa a fuoco), sono gli stimolatori della parte luminosa, che permette la visione centralizzata e nitida, chiara e definita. I bastoncelli, diffusi in larga parte in tutto il resto della retina, sono i responsabili della visione periferica e si attivano al buio. A causa di tutte le sollecitazioni luminose presenti nelle abitazioni, gli occhi vengono continuamente stimolati da luci artificiali che spezzano la ciclicità di luce e buio, e a causa dell’eccessivo utilizzo della visione centralizzata (visione mentale), i bastoncelli vengono scarsamente utilizzati e stimolati, a scapito della propria luce interiore (visione profonda).
In una proiezione simbolica più ampia, possiamo considerare i coni responsabili degli aspetti luminosi, visibili, manifestati esternamente, i bastoncelli come i responsabili della parte invisibile e sottile che, attraverso la loro stimolazione, portano alla luce la più profonda intimità.
Rimettendo in moto la visione periferica, il messaggio che si invia alla coscienza è di apertura verso l’esplorazione dei propri mondi interiori, il desiderio di entrate in profondità della propria anima, concedendosi di far emergere ciò ci si precludeva.
In questo modo si inizia il riequilibrio dell’interno con l’esterno, del centro con la periferia, dei pensieri con le sensazioni interiori, e molto di più.
Un giorno in uno dei mei seminari, come sempre feci sperimentare ai partecipanti l’espansione della visione periferica. Nessuno fino ad allora aveva avuto modo di capire quanto il proprio campo visivo potesse essere limitato, ed io ne comprendevo bene il significato perché vissuto in prima persona. La sensazione è simile ad aver guardato per lunghi anni attraverso un paraocchi con limitazione della visione laterale. Una volta sperimentata l’esistenza di un mondo attorno, si riconoscono dimensioni esterne in modo diverso, aumenta la loro ampiezza e tutto sembra espandersi, con una percezione più ricca non limitata ai soli occhi fisici. Questo è quello che ne uscì dall’esperienza di una signora che rimase abbagliata da tanta grandezza ed emozionata nel percepire il mondo molto più ampio e aperto. Più si entra in profondità di sé stessi e più la dimensione esterna si amplifica (dentro come fuori).
L’utilizzo degli occhiali è rivolto ad ottenere immagini sempre più chiare, limpide, induce all’osservazione accurata dei dettagli, alla visione centrale per fissare un obiettivo, che diviene poi un atteggiamento di rigidità, di limitata apertura visiva. Il campo visivo si riduce e tende a spingere la nostra attenzione in maniera fissa solo su ciò che abbiamo davanti, i sensi diventano limitati.
Da miope mi è accaduto spesso di sentirmi dire “guarda li che splendida cosa!”, io “guardavo” ma non “vedevo” niente. Compresi molto dopo il significato profondo delle due parole.
Guardare è dominato dalla testa, dalla volontà di dirigere l’attenzione da qualche parte, ma poi se quell’attenzione non è accompagnata da un’azione di coinvolgimento intimo e profondo, non potrà lasciare spazio al Vedere, non potrà essere percepito, compreso e portato in profondità.
Il mio atteggiamento era caratterizzato dal tenere in superficie i rapporti e quando mi trovavo in difficoltà, la mia parte istintiva mi portava a scappare e a lasciare tutto in sospeso. Nel tempo questo lato di me ha lasciato spazio al coinvolgimento emotivo e intimo, alla percezione di intesa e unione con l’altro.
Anche qui ritroviamo la duplicità di noi stessi e assume importanza notevole osservare quale aspetto è preponderante, cercando di conoscere e sviluppare l’aspetto più debole per raggiungere maggiore equilibrio.
Il guardare rappresenta la parte mentale, guidato dalla volontà, aspetto maschile/yang della visione. Il vedere viene mosso più intimamente, inizia col portare dentro, accogliendo le immagini e cercandone una comprensione più intima, aspetto femminile/yin della visione.
Guardando portiamo l’attenzione fuori da noi, vedendo la portiamo dentro e la elaboriamo.
Conosco persone molto appassionate di tantissimi interessi, che iniziano mille attività ogni due giorni. Sono persone che “guardano” in diverse direzioni, tutto è stimolante ed elettrizzante ma appena si soffermano a “vedere”, a portare dentro per comprendere, la cosa si fa più ardua. Sono persone con difficoltà visive e che piano piano attraverso questo percorso, stanno scoprendo la loro interiorità per portarla a fiorire con gli altri.
In qualche modo le lenti sopprimono la stimolazione retinica periferica a vantaggio del potenziamento della visione centrale, quindi mentale, creando una indubitabile chiarezza di immagini. Un processo che, però, blocca la percezione della proprie emozioni.
Guardate il mondo di oggi e ditemi cosa vedete! Esempio calzante del significato dei termini. Io vedo una moltitudine di persone sempre maggiore che indossa occhiali; sempre più gente rivolge la sua attenzione alla mente, al pensiero razionale, a ciò che deve fare, un mondo che si muove nel dominio della mente. Il mio desiderio sarebbe invertire questo processo per far si che la mente ritorni al servizio delle persone e dei loro percorsi evolutivi anziché impedirne l’accesso.
Come interagite con voi stessi? Siete più propensi a filtrare ciò che vi accade attraverso atteggiamenti di ansia o piuttosto vi percepite con atteggiamenti più morbidi e accoglienti? Nella vostra vita, siete proiettati maggiormente verso l’osservazione analitica degli eventi, o piuttosto vivete in modo coinvolgente le vostre sensazioni interiori? Siete persone che elaborano in continuazione e si costruiscono castelli in aria o vi perdete nel turbinio continuo delle vostre emozioni tanto da perdere il vostro centro? Vi perdete quotidianamente in mille cose da fare e siete continuamente in movimento o cercate il continuo rilassamento e staticità per darvi respiro?
Potete iniziare il vostro percorso verso la Riattivazione Visiva in un’ottica evolutiva rispondendo a queste domande e poi permettendovi di osservare le vostre reazioni agli stimoli messi di fronte a voi.
In secondo luogo, potete chiedere alle persone che vi conoscono se quello che pensate di voi stessi, corrisponde a ciò che loro pensano di voi. Spesso pensiamo di manifestare un modo di essere, mentre gli altri ci vedono in modo completamente diverso. Questo perché avviene e cosa sta a significare? E’ probabile che non siate in grado di esprimere ciò che vivete dentro di voi, oppure potrebbero esserci ancora molti aspetti sconosciuti, ma potrebbero esistere mille altre motivazioni. Capire l’esistenza di questa disparità tra i due modi di essere (essere dentro e essere fuori), è un passo importante.
Fate questa prova: posizionate il vostro dito indice a una distanza di circa 40/50 cm dal vostro naso, puntatelo esattamente davanti a voi in modo da coprire un oggetto a una distanza di 3 metri, per esempio una maniglia di una porta, una bottiglia o altri oggetti di questa grandezza. Chiudete alternativamente prima un occhio e poi l’altro. Così facendo, potrete osservare esattamente quale occhio ha puntato la mira. Chiudendo gli occhi alternativamente, uno dei due vedrà il dito esattamente sopra l’oggetto in lontananza, l’altro lo vedrà di lato. L’occhio con cui avete puntato la mira sarà il vostro occhio dominante, l’occhio con cui vi mostrate al mondo, che rappresenta le caratteristiche con cui scegliete inconsciamente di rapportarvi. Attenzione, non è detto che corrisponda con ciò che pensate di voi stessi.
Semplicemente sarà necessario stimolare l’occhio che meno si espone, legato al vostro aspetto meno visibile alla vostra consapevolezza.
Inizierete a prendere confidenza con tutte le parti di voi, con aspetti fino ad oggi poco conosciuti e tenuti coperti ai vostri occhi e alla vostra coscienza. Inizierete a riconoscere la vostra vera natura e a far emergere la vostra vera essenza.
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dal mio libro
"Riattivazione Visiva"