Miopia: ti trovi o ti sei trovato anche tu nella situazione di non riuscire più a vedere bene le immagini lontane?
Ti sei accorto che strizzando gli occhi vedi meglio anche solo per un momento e perciò lo fai spesso quando ti serve riconoscere qualcosa in lontananza!
Sei andato dall’oculista che ti ha comunicato la tua miopia e consigliato di indossare occhiali “sempre”, altrimenti rischi di peggiorare!
Come mai, dunque, chi inizia a indossare occhiali, ogni anno che passa, deve cambiarne la gradazione aumentandola ogni volta che torna a fare una visita?
Andiamo ad approfondire che cos’è la miopia e cosa possiamo fare per non trovarci in questo circolo vizioso, comprendendo quali sono gli atteggiamenti scorretti che portano a questa difficoltà.
Miopia deriva del greco mýops: mýo significa chiudere e ops occhio. Infatti il miope nel cercare di vedere in lontananza strizza gli occhi socchiudendoli, producendo un atteggiamento di tensione nel cercare la nitidezza dell’immagine.
La miopia è una difficoltà di messa a fuoco in lontananza.
Esiste un punto ben preciso nella retina in cui la luce riflessa dall’oggetto osservato deve cadere affinché l’immagine possa essere messa a fuoco completamente. Anche solo uno spostamento infinitesimale da quel punto (fovea centralis ) fa si che l’immagine diventi sfocata.
Nel caso della miopia i raggi si riflettono davanti al quel punto. Ecco perché è detta anche “vista corta” (il raggio non raggiunge il punto di messa a fuoco).
I motivi per cui il fuoco non arriva al punto dedicato alla visione nitida possono essere più d’uno: bulbo allungato, cornea dalla curvatura deformata o cristallino che non permette una corretta convergenza dei raggi nel punto prestabilito. Inoltre anche gli occhi sono formati da muscoli e le tensioni muscolari che possono derivare anche da tensioni emotive, potrebbero provocare le conseguenze suddette.
Abbiamo fatto l’esperienza che strizzando gli occhi si vede meglio temporaneamente. Questo è facilmente dimostrabile poiché rimpicciolendo l’area di entrata della luce nell’occhio, penetreranno solamente i raggi paralleli, escludendo gli altri per cui la lente dell'occhio (il cristallino) dovrebbe fare un lavoro di convergenza.
Sperimenta tu stesso! Prova a fare un forellino su un foglio di carta e osserva in lontananza attraverso di esso.
Sorpresa!!!
Potrai notare come attraverso il foro, ciò che non si vede bene, diventa più nitido!
Se però cerchiamo di ottenere questo risultato attraverso il socchiudere gli occhi, creiamo un atteggiamento scorretto di tensione nei muscoli che rivestono l'occhio ma soprattutto mentale ed emotiva, una tensione a voler vedere forzatamente.
Purtroppo però questo atteggiamento di tensione continua, voler vedere ad ogni costo qualcosa che non si riesce a percepire, crea ancor più miopia. Già nei primi anni del ‘900 un medico oculista aveva scoperto che un atteggiamento di tensione provocava sempre errori visivi, il medico era il Dott. William Horazio Bates.
Sia che si parli di miopia, sia che si parli di altre difficoltà visive, la mia attenzione va al considerare gli occhi come una finestra di apertura verso l’esterno, come anche una finestra che apre verso l’interno. Le difficoltà fisiche rappresentano dei messaggi del corpo che invitano a prendersi maggiormente cura di sé e a riconoscere quali sono i modi che ha l’individuo per proteggersi da ciò che per lui è considerato un pericolo o una sofferenza.
La persona miope non riesce a vedere bene in lontananza e cercherà di farlo forzatamente producendo ancor più tensione e sforzo, creando ancor più ansia e tensione che aumenterà la difficoltà della visione. In questo modo il circolo vizioso non può aver fine.
Nel mio lavoro ho riscontrato che spesso il modo di reagire di fronte a stimoli esterni, percepiti come difficoltà o problemi, della persona con difficoltà di miopia, può manifestarsi con atteggiamenti di chiusura o fuga dalle situazioni o a volte attraverso atteggiamenti aggressivi utilizzati da protezione.
Ma ancor più ciò che spesso mette in campo, e ne so qualcosa anch'io visto il mio lavoro sulla mia miopia, è un atteggiamento di ricerca della perfezione.
Il voler “far bene” e “fare giusto” provoca ansia e tensioni escludendo la possibilità di concedersi di sbagliare come parte integrante della vita e della conoscenza.
Il lavoro per il miglioramento visivo non contempla solo un allenamento dei propri occhi e della propria mente che deve tornare a comprendere quali sono le abilità naturali dimenticate, ma riguarderà anche la sfera emotiva e di atteggiamenti acquisiti al fine di abbandonare l’eccessivo controllo mentale che produce tensioni mentali, emotive e fisiche per concedersi di sperimentare un nuovo modo di vivere e vedere.
Una domanda che potresti farti se ti trovi in questa situazione di vedere poco lontano, per una tua riflessione interiore, potrebbe essere: quanto mi apro agli altri per catturare di più del loro mondo o per manifestare maggiormente il mio mondo interiore?
Un’ulteriore domanda potrebbe essere: quanto riesco a “vedere lontano” dai miei schemi, dalle mie idee fisse, dai miei “modi di vedere” la vita così come la vedo io e solo io? E quanto riesco ad aprire la mia mente e dare spazio alle opportunità?
Curioso anche come il termine miope venga utilizzato per definire delle scelte poco lungimiranti e quindi un utilizzo poco intuitivo del pensiero. In questo caso potrei chiedermi, sempre da miope, quanto lontano da me riesco a percepire con la mia mente o meglio ancora quanto riesco ad ampliare la mia consapevolezza?
Tutte queste domande e molte altre, mi hanno permesso di scoprirmi, comprendere la mia interiorità e migliorare sempre di più la mia vista miope.
Gli occhi sono le finestre della nostra anima e come li usiamo ci parla di noi!
"Ogni turbamento dell’anima influenza negativamente anche gli organi sensoriali"
Eisbeth Friedrichs